Si dice spesso che la scuola debba fornire agli alunni degli esempi di vita, raccontare e tramandare loro la storia di persone che hanno concretamente migliorato il mondo in cui vivevano, grazie alla forza di volontà ed all’impegno profuso per aiutare gli altri.
Durante lo scorso anno scolastico, la classe 3^ B della Scuola Secondaria di primo grado “ Carlo Alberto Dalla Chiesa “ ha potuto conoscere, attraverso le delicate parole di una lettera, uno di questi esempi, il Generale Romeo Antonius Dallaire.
Tutto è cominciato nei primi mesi di scuola, quando la classe ha affrontato lo studio delle Nazioni Unite e della sua particolarissima forza di pace, i Caschi blu, inviati nelle zone più caotiche del pianeta per mantenere l’ordine e prendersi cura dei civili in difficoltà, anche laddove non vi sia rimasto quasi più nulla della pace come la intendiamo abitualmente.
Ricordo ancora le prime domande che mi sono state poste nel corso delle prime lezioni:
“ ma perché non possono sparare per difendersi? “
“ perché sono così scarsamente armati? “
“ in realtà qual è il loro vero ruolo? “
La vita di ogni soldato è dura, ma quella dei Caschi blu è ancora più complicata, in quanto non sono giocatori, tifosi o allenatori.
Sono solo degli osservatori che devono contribuire all’ordine ed al bene generale; credo che sia stata questa la principale difficoltà per gli alunni della classe 3^ B, riuscire a comprendere quale sia lo scopo di una missione del genere.
Occorreva un esempio, una figura rappresentativa di questo modo di agire e pensare, nel caso specifico il Generale Romeo Antonius Dallaire, impegnato come comandante del contingente dei Caschi blu inviati nel 1993 in Rwanda, alla vigilia di una delle più spaventose guerre civili dell’età contemporanea, con un dato mai ufficialmente confermato di 800.000 vittime nel corso di pochi mesi.
Da qui è nata l’idea di scrivere una lettera, più lettere perché il lavoro è stato condotto da più gruppi, al Generale per dimostrare che l’umanità non ha dimenticato l’impegno di pochi per difendere la vita di molti; un segno di affetto e rispetto nei confronti degli eroi che hanno rappresentato l’umanità, come valore, in un evento storico in cui l’umanità sembrava aver volto lo sguardo dall’altra parte.
La seconda fase del lavoro ha infatti previsto la visione del film “ Shake hands with the devil “, basato sull’omonimo libro scritto da Romeo Dallaire alcuni anni dopo il suo ritorno dalla missione ruandese; un film duro ed allo stesso tempo delicato, non realmente violento ma in grado di trasmettere tutto il dolore provato dalla popolazione colpita dalla guerra civile e dal genocidio. E la frustrazione ed il senso d’impotenza che hanno attanagliato i Caschi blu presenti nel paese, primo fra tutti il loro comandante, il Generale Romeo Dallaire.
Capita raramente di trovarsi di fronte ad un numeroso gruppo di alunni che resta letteralmente senza parole, il silenzio… non dovuto alla noia o al disinteresse, quel silenzio che sarebbe carico di domande che però sono troppo difficili o dolorose da pronunciare. Una nuova fase di lavoro è stata infatti dedicata all’elaborazione di ciò che era stato visto e di ciò che aveva così profondamente colpito gli studenti.
“ Perché i Caschi blu non hanno sparato per primi? “
“ Perché in Rwanda i vicini di casa di un giorno prima
hanno improvvisamente iniziato ad uccidersi a vicenda? “
“ Perché Dallaire è stato processato e duramente offeso pur avendo salvato migliaia di persone? “.
Occorreva un esempio, una figura umana, per comprendere la delicatezza di un lavoro come quello dei Caschi blu ed i ragazzi lo hanno compreso, pienamente, attraverso i gesti e le scelte così difficili dei soldati ONU presenti in Rwanda.
In seguito alla guerra civile ruandese molte persone , adulti, hanno semplicemente chiuso gli occhi o etichettato Dallaire ed i Caschi blu come vigliacchi e traditori; un approccio semplice e privo di sforzo.
Una classe composta da ragazze e ragazzi così giovani ha invece scelto la via più difficile, provare a capire e mettere su carta le idee, sensazioni, emozioni raccolte nel corso del lavoro svolto in precedenza; ogni lettera scritta rappresenta un tentativo di cogliere il buono in un autentico inferno quale è stata la guerra civile in Rwanda.
All’età di 13 anni le ragazze ed i ragazzi della 3^ B si sono gettati alle spalle ogni precedente giudizio su ciò che pensavano riguardo l’ONU ed i Caschi blu ed hanno provato, riuscendoci, ad immedesimarsi nella situazione dei soldati coinvolti in questo dramma; in molti hanno voluto dimenticare ma loro no.
Potevano essere sicuri di un’eventuale risposta da parte della Fondazione Dallaire, sita nel lontano Canada? No, ma hanno compreso che in fondo non si trattava solo di questo, le loro lettere erano e sono delle testimonianze di fiducia ed affetto nei confronti di eroi che hanno salvato la vita di migliaia di persone senza sparare, letteralmente, un colpo.
Questa attività ha inoltre rappresentato un’ottima occasione per collegare la produzione scritta in italiano allo studio ed utilizzo della lingua francese poiché le lettere sono state inviate in Canada solo dopo essere state tradotte; un ulteriore dimostrazione di impegno e volontà di comunicare, superando la barriera linguistica.
Per questo ringrazio di cuore la Prof. ssa Renata Salvano che ha guidato gli alunni nell’opera di traduzione, senza il suo aiuto e la sua preziosa collaborazione non sarebbe stato possibile completare tale lavoro.
Ed alla fine la risposta dalla Fondazione è arrivata, Romeo Dallaire non è una persona che dimentica, in particolar modo se una lettera è scritta da giovani persone così sensibili.
In data 4 ottobre 2018 ho potuto stringere tra le mani la busta giunta dal lontano Canada, un intero oceano di mezzo, lo stesso oceano che è stato attraversato dalle lettere inviate dagli studenti; lo so, una mail sarebbe stata più rapida ed efficace, ma la percezione della reale distanza ha reso tutto più emozionante e speciale.
I veri eroi sono esseri umani, provano dolore e gioia, soffrono e si impegnano al massimo per salvare gli altri, vivono momenti di crisi profonda ma poi si rialzano.
Semplicemente, vivono.
Attualmente il pianeta è scosso da numerosi conflitti, feroci e distruttivi, ma il Rwanda è un potente ed allo stesso tempo delicato simbolo di come dalla tragedia si possa uscire e tornare ad una nuova serenità; c’è stato l’inferno ma non è durato per sempre, non durerà per sempre fin quando ci saranno dei ragazzi pronti a mettersi in gioco con le proprie emozioni, anche contro i pregiudizi di chi ha troppo facilmente liquidato una tragedia con poche parole frettolose ed ingiuste.
Quando si parla del genocidio ruandese si fa spesso riferimento ad una frase: “ L’umanità ha fallito “.
Grazie agli studenti della 3^ B ho potuto, con gioia, osservare e capire che no, l’umanità non ha fallito.
Il Rwanda, una piccola nazione dell'Africa centrale, caratterizzata da dolci colline, foreste e laghi, un piccolo paradiso che nel 1994 fu il teatro di una sanguinosissima guerra.
Un genocidio che portò alla morte di un milione di vittime, nella stragrande maggioranza di etnia Tutsi, ma anche di Hutu moderati che provarono ad aiutare i propri connazionali.
Un massacro dimenticato per molti anni, la cui gravità venne riconosciuta solo in seguito, attraverso la testimonianza del Generale Romeo Dallaire, allora comandante del contingente dei Caschi blu dell'ONU, inviati in Rwanda al fine di guidare i leader politici del paese verso un processo di pace che non vide mai la luce.
Attraverso le scene del film " Shake hands with the devil ", basato sull'autobiografia del Generale Dallaire, avete potuto seguire le diverse fasi che hanno condotto al genocidio, nonostante i tentativi, da parte dei Caschi blu, di mantenere uno stato di pace, sebbene la loro presenza fosse limitata a poche centinaia di uomini, praticamente quasi disarmati.
Grazie alla loro determinazione, al loro sacrificio, ed alla volontà di rimanere in Rwanda nonostante l'enorme pericolo, più di 30.000 persone furono salvate
Il Rwanda oggi
Il leader del Fronte di liberazione, la fazione dei ribelli che avete potuto vedere nel film, fu nominato Presidente nel 2000 e da allora il paese ha conosciuto un lungo periodo di pace e progresso economico.
Diverse sono state le critiche nei suoi confronti poiché è stato accusato di essere autoritario, ma attualmente il Rwanda è in continua crescita e i conflitti tra etnie si sono pacificati, sebbene le tensioni non siano svanite del tutto.
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Salve Generale Dallaire.
Siamo un gruppo di ragazzi che appartengono alla terza B dell'istituto scolastico di Bra, Italia, in provincia di Cuneo.
A scuola, insieme al prof. di lettere,abbiamo guardato un film sulla strage del Rwanda dove si raccontava la sua storia e l'esperienza tragica che ha vissuto.
Siamo veramente onorati per quello che ha fatto, per non essersi scoraggiato nei momenti più duri, quando non c'era più speranza.
Riconosciamo la difficoltà di disubbidire ad un ordine del suo superiore, pensando prima di tutto ad aiutare i cittadini innocenti e stimiamo la sua forza d'animo che ha trasmesso ai suoi soldati, che hanno sacrificato la loro vita per il popolo in difficoltà.
Siamo rimasti molto colpiti dal modo in cui è stato risolto questo massacro, con l'unione dei cittadini e soldati che avevano causato questa catastrofe, in un unico popolo.
Ti potevi trovare faccia a faccia con il soldato che aveva ucciso o meglio massacrato una persona cara.
Siamo dispiaciuti di averle fatto riaffiorare questi tragici ricordi,ma volevamo conoscerla tramite questa lettera.
Il caso del genocidio in Rwanda ci ha fatto riflettere sul fatto che un episodio del genere potrebbe riaccadere e l'Onu sarebbe di nuovo capace di commettere lo stesso errore, di non inviare truppe dove c'è bisogno e pensare prima ai soldi che al popolo. Speriamo in una sua risposta.
Cordiali saluti,
Fabio, Ivan , Anna, Elide, Sabrina
Buongiorno signor Dallaire,
siamo degli alunni di una scuola italiana, di 13 anni. Siamo venuti a conoscenza della sua storia in Rwanda grazie al nostro professore di storia che ci ha
parlato molto di lei. Abbiamo visto anche il film a lei dedicato "Shake Hands with the Devil" e le sue imprese come rappresentante dell'Onu ci hanno colpito molto. E' incredibile sapere che nel
mondo ci siano stati e ci siano tuttora sanguinosi genocidi sconosciuti alla maggior parte della popolazione. Dev'essere stato difficile mantenere la pace in una situazione di tensione, che poi è
degenerata nel peggiore dei modi. Nel film abbiamo notato che lei era svantaggiato in partenza per mancanza di uomini e riserve ma, nonostante ciò, lei e i caschi blu non vi siete arresi e avete
salvato moltissime vite innocenti. Del film abbiamo capito che un genocidio non è per forza fatto di camere a gas e campi di concentramento, ma può anche essere un gruppo di persone armate di
machete, mazze e bastoni che aggrediscono i civili. La storia di questa guerra ci ha colpito perché è stato
Caro signor Dallaire,
siamo gli alunni della classe terza della scuola media "Dalla Chiesa", di Bra (Italia).
E' un onore per noi scriverle: lei è una persona che ha dimostrato grande impegno e devozione verso il suo lavoro, aiutando migliaia di persone.
Attraverso il film "Shake hands with the Devil" abbiamo potuto conoscere le difficoltà che i Caschi Blu devono affrontare in una zona di guerra, poichè non possono né assumere il ruolo di giocatori né di allenatori, ma devono essere degli arbitri imparziali.
Pensiamo e sappiamo che non tutti avrebbero il coraggio e la freddezza per vivere in una situazione simile e per un lungo periodo: durante il film abbiamo
avvertito una condizione tale di degrado morale, da non distinguere più chi aveva buone intenzioni da chi non ne aveva.
Forse è presto per farle delle domande, ma durante il suo periodo in Rwanda non ha mai avuto la tentazione di sparare? Che cosa ha provato quando ha scoperto l'inganno da parte degli Interahamiwe?
Dopo il suo intervento in Rwanda il Paese ha riscontrato un'economia fiorente tanto da diventare una delle mete preferite dai turisti, ma la cosa più importante è che da allora non ci sono stati più conflitti sul territorio ruandese.
Probabilmente detto da dei ragazzini sembrerà poco, ma pensiamo davvero che solo grazie a lei e ai suoi compagni oggi il Rwanda è quello che è, dato che ha avuto una forza d'animo notevole tanto da riuscire a mantenere il controllo.
La stimiamo davvero soprattutto perchè è riuscito a salvare tantissime persone che oggi vivono la loro vita serenamente.
Come se non bastasse, lei continua ancora oggi a lottare per la pace e a salvaguardare le anime di bambini innocenti che sarebbero diventati senza il suo aiuto, dei potenziali soldati.
Pensiamo che sia impossibile trovare le parole giuste per ringraziarla...forse la cosa più giusta da dire è una semplice e sincero grazie.
Cordiali saluti dall'Italia,
Andrea
Damiana
Enriko
Giulia
Matteo
Buongiorno Signor Dallaire,
Di seguito sono riportate le traduzioni in francese delle vostre lettere, da inviare alla sede della Fondazione Dallaire, in Canada.
Bonjour Monsieur,
Nous sommes un groupe de garçons de la classe 3B d'un collège italien.
À l'ecole avec le professeur d'italien nous avons vu un film à propos du massacre de Rwanda. Le film raconte votre histoire et l'expérience que vous avez vécu.Nous sommes vraiment surpris pour ce que vous avez fait, et pour ne pas vous être decouragé dans le moment le plus dur. Nous reconnaissons la difficulté de désobéir à un ordre, vous avez pensé d'abord aux citoyens innocents, nous exprimons notre estime pour la force que vous avez transmis aux soldats qui ont sacrifié leur vie pour le peuple en difficulté.
Nous avons étés touchés par la manière dans la quelle le massacre a été résolu: avec l' union entre les citoyens et les soldats qui avaient causé cette catastophe on pouvait se retrouver face à face avec le soldat quiavait tuè, ou mieux, massacré une personne aimée.
Le cas du génocide au Rwanda nous a fait réfléchir sur le fait que un pareil episoide pourrait se reproduire et l'ONU serait encore capable de commetre la faute de ne pas envoyer des troupes là où il y a en besoin, et pense aux gens.
Nos meilleures salutations,
Fabio, Ivan, Anna, Elide, Sabrina.
Bonjour monsieur Dallaire.
Nous sommes des eleves d’une ecole italienne. Nous avons 13 ans. Nous avons connu votre histoire en Rwanda .
Notre professeur d’histoire nous eau parlè beacoup. Nous avons aussi vu le film “Shake hands with the devil” .
Vos exploit, comme representant de l’ONU en Rwanda, nous out beacoup.
C’est incroyable de savoir que au monde il y a eu et il y a de nos jours genocidies qui ne connu pas la majoritè de la population. Il dit etre tres difficile de gander la paix.
Dans le film nous avons remarquè que vas etrez des avantage. Mais vous ne vous rendrez pas. Grace a ce film nous avons compres que genocide u est pas seulment fait de camps de concentation mais aussi pour un grape de personnes. Et cerne de couteau.
Vous histoire de la guerre a touches parce que elle a ete tres rapide mais elle a fait un million de victimes.
Nous esperons que dans de guerres comme elle ici. Salutations distingues.
Gabriele, Matteo B., Matteo P, Rebecca, Alessia.
Cher monsieur Dallaire,
nous sommes des élèves de la troisième année du collège “Dalla Chiesa”, de Bra (Italie).
C’est un honneur pour nous de vous écrire: vous êtes une personne qui a démontré grands engagements et passion pour vostre mission, vous avez aidé beacoup de personnes.
Avec le film “Shake hands with the Devil” nous avons eu la possibilité de connaître ce que vos soldats doivent affronter dans une zone de guerre.
Nous pensons et nous savons que peu de personnes auraient assez de courage pour vivre dans une situation pareille et pour beaucoup de temps: durant le film nous avons ressenti une situation de malaise.
Nous pensons que c’est un peu tôt pour vous poser des questions, mais durant votre permanence au Rwanda vous n’avez jamais eu la tentation de faire feu?
Àpres votre mission au Rwanda, le pays a eu une économie fleurissante mais la chose la plus importante est que il n’y a pas de batailles au Rwanda.
Vous aidez beacoup d' enfants innocents et vous luttez pour la paix dans le monde.
Nous pensons qu’il est impossible de trouver les mots justes pour vous remerciez…mais ce qui est le plus juste de dire est un simple et sincère « merci ».
Nous meilleurs salutations d’Italie,
Andrea, Damiana, Enriko, Giulia et Matteo
Bonjour messieur Dallaire,
nous sommes des élèves de la troième année du collège et nous habitons dans une petite ville du Piémont (Bra) en Italie.
Nous regrettons ce qui est arrivé en Rwanda et que vous avez vécu directement.
Nous avons vu votre film et nous ne sommes pas seulement tristes, mais aussi en colere.
Les pays du monde entier, et l'ONU même, ont sous-estimé le danger et la gravité de la situation; ils ont ignoré les demandes d'aide comme le deux battaillons et les scortes qui ne sont jamais arrivés.
"Shake Hands With The Devil" nous a permis, en outre, d'être plus empatiques euvers les Casques Bleus et le leur rôle.
Nous avons vu leur impuissance dans le combat de cette guerre civile et leur courage pour rester là-bas: ils ont sauvé 32000 personnes.
Nous croyons qu'il est importante que personne comme lui, comme vous, doivont vivre pour témoigner cette défaite.
Merci pour l'attention.
Nicolò, Virginia, Simone, Hajar, Hayouba.
Bonjour, monsieur le général,
nous sommes des élèves qui fréquentent la troisième annèe du collège « Carlo Alberto dalla Chiesa « de Bra, une petite ville du nord de l'Italie et nous nous appelons Emma, Vanessa, Davide, Mattia e Roberta.
Nous vous écrivons après avoir vu le filme « Shake hands with the Devil » qu'on vous a dédié.
On veut vous dire que nous vous remercions pour ce que vous avez fait pour l'humanité et pour l'homme que vous étiez et que vous êtes aujourd'hui, après les horribles événements du 1995.
Nous sommes sûrs que pour faire face à cette terrible période, il faut avoir beaucoup de force mais aussi l'humanité pour combattre un défi politique, sociale et morale.
Le moment du film qui nous a touché, en particulier, c'est quand vous êtes en train d'entrer dans votre bureau et vous avez commencé à voir la guerre selon un différent point de vue : l'énorme souffrance du peuple, les tueries, les viols, la honte pour eux mêmes pour ce qu' ils ont dȗ supporter pour survivre au génocide, mais surtout la honte pour ceux qui ont montré le « courage » du lutter contre un peuple inoffensif et pacifique.
Finalment nous voulons vous dédier cette phrase , à notre avis vous ʼʾêtes la personne la plus juste à qui la dédier: « Le demain appartient à ceux qui croient dans la beauté de leurs rêves ».
Vous avez été, et vous êtes un exemple à suivre et nous sommes honorés d'avoir eu la possibilité de connaître votre histoire et de vous écrire.
Nos meilleures salutations
Emma, Vanessa, Davide, Mattia, Roberta
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